The adventures of an exchange student

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sabato 18 maggio 2013

University of Mobile: Graduation

Vi ricordate quel ragazzo che qualche tempo fa eravamo andati a trovare in Alabama? Sabato scorso si è diplomato in sociologia all'Università di Mobile e con la scusa siamo andati alla cerimonia. 
Siamo dovuti partire prestissimo, alle 6 del mattino circa, visto che ci vogliono più di tre ore per arrivare. Non me lo ricordo neanche il viaggio, ho dormito tutto il tempo. 
La cerimonia si è svolta all'arena, giusto perchè qui le cose si fanno in piccolo. Dopo una breve introduzione musicale da parte della banda, è seguita la classica processione dei professori e poi degli studenti, e solo questo è durato un bel po'. Erano tantissimi. A seguire l'inno nazionale, i classici discorsi del preside e poi l'assegnazione di premi speciali agli studenti meritevoli. E poi la parte più lunga, la consegna dei diplomi, il momento in cui  i diplomati salgono sul palco uno a uno, stringono la mano al preside, e ritirano l'attestato. È veramente una cosa eterna. Tra il pubblico c'era una specie di "gara" a chi urlava di più quando chiamavano il proprio figlio/a. Alcuni applaudivano semplicemente, altri urlavano,  e qualcuno si è presentato pure con le trombette da stadio. Ad un certo punto uno ha urlato  "alleluia" quando hanno nominato sua figlia! Tra i laureati c'erano anche due ultrasettantenni, a cui hanno fatto dei complimenti particolari. 
Una volta finita la cerimonia, siamo andati a fare i complimenti a Peter e poi siamo andati a mangiare che ormai era l'una passata. Siamo andati in un ristorante tipico del sud, il Cracker Barrel. È bellissimo, tutto in vecchio stile. Prima del ristorante in sè, c'è un piccolo negozietto con dei prodotti tipici. All'inizio pensavo di essere entrata in un Autogrill. Poi però ci portano nella sala affianco e ci assegnano un tavolo. Ordino i miei soliti pancakes e poi mi perdo a giocare ad un gioco che c'era sul tavolo, uno che non avevo mai visto, uno di quelli di logica che sembran tanto semplici ma che si rivelano più complicati del previsto. Si chiama Peg game, ed è un'ossessione. Mentre aspettavamo che ci portassero da mangiare, abbiam fatto le gare a chi riusciva a finirlo. Poi prima di tornare a casa, ne abbiamo comprato uno al negozio del ristorante. La sera a casa, sono riuscita a finirlo più di una volta ed ora ci riesco tutte le volte. 

Rossella















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