The adventures of an exchange student

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sabato 23 febbraio 2013

Extreme Makeover Baton Rouge edition: part II

Sveglia alle 6.00.

Non sono più abituata a svegliarmi così presto di sabato. Sarà il caso che ci faccia l'abitudine per quando tornerò in Italia, eh si, è proprio il caso che ce la faccia.          
Stavolta però era per una buona cosa, io e Brain siamo andate a fare un po' di volontariato, ma sì, chiamiamolo così. Non è una cosa che facciamo di nostra spontanea volontà, ma un requisito per diplomarsi nella mia scuola. Ogni classe ha un determinato numero di ore di servizio per la comunità che deve svolgere. Nel mio caso sono 20, dato che sono Junior.  Lo scorso semestre avevo aiutato dei bambini disabili ad andare a cavallo e avevo costruito una casa, mentre per questo semestre ho servito del cibo alla mensa dei poveri e oggi sono tornata a costruire un'altra casa. 
Brain mi passa a prendere in macchina e dopo un po' raggiungiamo il posto, non prima di esserci perse almeno una volta come di consuetudine. La zona è la stessa dell'altra volta, la casa è un'altra però. E soprattutto, era già iniziata a differenza dell'ultima volta che siamo partite da zero.                                                                                  
Solita procedura, consegnamo il modulo d'iscrizione, attacchiamo il nostro nome sulla maglia e poi i costruttori fanno un piccolo discorso prima di iniziare, giusto per occupare il tempo mentre aspettiamo gli attrezzi. Poi si inizia a lavorare. Il nostro primo compito è quello di rivestire l'esterno della casa con dei pezzi di legno, quindi dovevamo misurare, disegnare i pezzi, tagliarli e inchiodarli. Una volta finito, ci spostiamo sul davanti e ci mettono a inchiodare qualcosa anche lì. Facciamo questo per circa quattro ore, poi uno dei costruttori ci fa notare come arrivate in cima alla parete alcune misure non combaciavano e quindi bisognava trovare una soluzione. Progetta un'idea che non va a buon fine, a quel punto ci ha praticamente detto trovate voi una soluzione. Abbiamo lavorato con altre due ragazze che non hanno potuto fare a meno di notare il mio accento, che a quanto pare piace a tutti. Siamo diventate progettiste, non più semplici operaie. In quattro ore siamo salite di livello, no vabbè scherzi a parte. Comunque era diventata una sfida a quel punto. Il problema erano le travi, troppo fragili per quel tipo di situazione. Ci abbiamo messo un po', però dopo vari tentativi ce l'abbiamo fatta e finalmente era ora di pranzo. 
Saliamo in macchina e andiamo alla ricerca di un qualsiasi fast food con il "drive through", perchè nelle condizioni in cui eravamo, con fango ovunque, non ci andava nemmeno di scendere dalla macchina, a volte amo l'America per essere pigra. All'inizio optiamo per Sonic, ma una volta lì, scopriamo che è chiuso a causa di un incendio che c'è stato di recente, e te pareva. Finiamo al Mcdonald's, per la prima volta da quando sono qui, strano ma vero. Ordiniamo due milkshake e mangiamo comodamente in macchina. 
Al ritorno, ci mancano ancora un paio d'ore prima di finire. Lavoriamo con un ragazzo questa volta, che anche lui nota il mio accento, però pensava che andassi all'LSU, l'università di queste parti, che lui stesso frequenta da quanto ho capito. C'erano un sacco di ragazzi del college, tutti simpatici e disponibili. Inchiodiamo altra roba sulle pareti, poi ad un certo punto mi fa: ti va bene se mi aiuti sul tetto? Sono già su una scala a due metri da terra, cosa vuoi che sia salire di un altro metro. Faceva arrampicata in fondo. E poi ormai avevo fatto tutto ciò che legalmente non avrei potuto fare. I minorenni non possono ne usare gli attrezzi elettrici, ne salire sulle scale, ed io ho fatto entrambi. 
Dopo più di otto ore che lavoriamo, è il momento di andare a casa. Aiutiamo a caricare scale e attrezzi vari sui truck, e ci fermiamo a guardare la casa dal davanti e ci rendiamo conto di quanto fosse diversa dalla mattina. Della serie, "ma allora, qualcosa abbiamo fatto".

Citazione del giorno:
"Ho sporcato le scarpe da corsa più belle che avevo, scherzo non corro"(Brain)

Rossella








                   



                   

mercoledì 13 febbraio 2013

Baby Shower Party

Il Baby Shower Party è un classico qui in America quando si è incinta. È una festa in onore del bambino che sta per nascere in cui i futuri genitori ricevono tanti regali per il proprio figlio. 
La figlia degli ex vicini dei Constant, quelli con cui avevamo passato la Vigilia di Natale, ora è incinta e sua sorella ha pensato di organizzare la festa qui da noi. È stato un po' un ritrovo tra persone che non si vedevano da anni. 
A nascere sarà una bimba, quindi abbiamo decorato tutta la casa di rosa. C'erano palloncini e glitter ovunque. 
Verso le tre, tutti gli invitati erano già qui, mancavano solo i futuri genitori. Una volta arrivati, abbiamo iniziato a mangiare. Quando ho visto che sul tavolo c'erano piatti di frutta e verdura non mi sembrava vero. Ho mangiato di tutto e un sacco, sarà che non avevo fatto nè pranzo nè colazione e quindi avevo fame. 
Finito di mangiare, abbiamo fatto tre giochi. Per il primo, si consegna ad ogni invitato un cubetto di ghiaccio con all'interno un bambino di plastica, lo so, fa un po' impressione. Al segnale di inizio del gioco, bisogna cercare di rompere il cubetto e far uscire il bambino. Una volta fuori, bisogna urlare "mi si sono rotte le acque", e vince chi lo urla per primo. 
Il secondo gioco consiste nel cercare di indovinare il numero di bambini e biberon in plastica che ci sono all'interno di un biberon gigante. Io avevo detto 200, ma il numero esatto era 279. Anche per questo non ho vinto. 
Per il terzo gioco, si fa partire della musica e ci si passa un pacco regalo. Quando la musica si ferma, la persona con in mano il pacco deve scartare il primo strato, e così via finché non si arriva all'ultimo strato. La persona a scartare per ultima si terrà il regalo. Anche se mi è capitato in mano una volta, non era l'ultimo strato e quindi non ho vinto niente. 
Poi è arrivato il momento di aprire i regali e a seguire le foto con tutti quanti. Infine, il momento che aspettavo, abbiamo tagliato la torta che, oltre che bella era anche buona.

Rossella







lunedì 11 febbraio 2013

New Orleans again!

10 giorni di vacanza, siamo ufficialmente in Mardi Gras break.                                         
Carnevale qui è una vera e propria celebrazione, le città ospitano parate per settimane. Tutto si tinge di viola, verde e oro, i colori tipici, e le case si riempiono di King Cake, il dolce tradizionale. New Orleans è il cuore del carnevale americano. Città eccentrica, americana dal retro gusto esotico, patria del soul e del blues. Nonostante l'alto tasso di criminalità, affascina sempre ogni volta che ci si torna.                                                                  
Le parate sono un qualcosa di enorme, assurdo il confronto con quelle che ho visto qui in Baton Rouge. Connor ci passa a prendere verso le 13.30, si aggiunge anche Jared all'ultimo perchè ha bisogno di un passaggio. Dopo un'ora di viaggio arriviamo e troviamo parcheggio per dieci dollari, il che non è male visti i trenta o quaranta che chiedevano tutti gli altri. Camminiamo fino in centro dove la parata dovrebbe iniziare in quaranta minuti, ma già ci sono cavalli e sbandieratori che sfilano. Trovare un buon posto non è facile, c'è un sacco di gente. Perlustriamo in lungo e in largo, poi però gli amici di Jared ci chiamano dicendoci che hanno un buon posto e quindi li raggiungiamo. Ci allontaniamo dal centro per andare in una di quelle zone dove c'è il prato e la gente piazza i capannoni e si cucina le bistecche. A me sembrava il ghetto per via della mancanza dei grattacieli, ma magari non lo era. Camminiamo per tre miglia cercando di non farci investire e sperando di arrivare al più presto. New Orleans è un po' come Napoli, anche se è verde devi sempre guardare prima di attraversare. Dopo un paio di telefonate e qualche messaggio, finalmente Jared riconosce i suoi amici vestiti da mucca, ma tralasciamo. Giusti in tempo per la parata. Ci avviciniamo cercando di vedere qualcosa, il problema è che qui le persone si portano le scale per vedere meglio, rendendo più difficile vedere a quelli dietro. Però un buco lo riesco a trovare. I carri sono spettacolari, enormi, a due piani. Qui non lanciano solo i classici beads, ma veramente di tutto. Giocattoli, peluches, bicchieri, frisbee e chi più ne ha più ne metta. Bisogna stare attenti che non ti arrivino in faccia, perché non è il massimo. Una signora ha ricevuto un pacco di beads in faccia e io ho visto tutta la scena, lei sta bene, però che botta. 
Con tutte le persone che ci sono, riuscire a prendere qualcosa qui è più difficile. Infatti per adesso le uniche collane che ho me le hanno date Jared e il suo amico. C'è da dire che faccio un po' schifo ad afferrarle al volo, hanno provato a tirarmi qualcosa quattro volte, e quattro volte le ho mancate o qualcuno di più alto di me le ha afferrate prima. Poi però il tizio del carro mi punta, con lo sguardo e con i gesti mi dice "te la tiro a te", in mano ha una di quelle collane luminose, che cambiano colore e lampeggiano, i beads migliori. Annuisco con lo sguardo e mi preparo a prenderla al volo. La lancia, ma il ragazzo davanti a me la afferra prima, però è gentile e me la regala. Questa collana sarà oggetto di invidia di tutti. 
Nel frattempo è calata la sera, e i carri danno il meglio di sé con luci, fari da discoteca e fuochi d'artificio. Decidiamo di tornare in centro e di mangiare qualcosa, visto che siamo senza pranzo. Troviamo posto in un locale messicano, poco costoso dove non si mangia niente male. Il piano era di mangiare da Lucy's, ma le strade erano bloccate a causa della parata e quindi era difficile da raggiungere. Una volta finito di mangiare, torniamo in tempo per vedere gli ultimi carri e poi tutti diretti a Bourbon Street! 
Nella confusione un ragazzo si avvicina, pensavo volesse guardare la mia reflex che avevo al collo, ma invece guarda la collana luminosa, mi guarda e mi dice "questo sì che è un gran bel beads!"L'atmosfera qui è fantastica, non ti senti mai solo. Le persone per strada ti salutano, ti battono il cinque, qualcuno mi urla: Gesù ti vuole bene! C'è una citazione di Charles Bukowski che trovo estremamente vera: 

"Quando arrivai a New Orleans mi assicurai di non alloggiare in un casino, anche se tutta la città ci assomigliava"

Rossella










domenica 10 febbraio 2013

Senior Night

L'ho già detto più volte che qui lo sport è una cosa importante. Poco tempo fa c'è stato anche il Superbowl, e nonostante il Superbowl party che abbiamo avuto qui a casa non ne ho parlato in un post, in fondo rimane sempre football, e io rimango sempre italiana.
In tema di sport però, la scuola organizza la Senior Night, una specie di riconoscimento per i Senior che si sono impegnati in una determinata disciplina e che adesso sono pronti a lasciare la squadra per frequentare il college. È una cosa importante. Venerdì c'è stata quella di basketball e dato che Shelby è la manager della squadra, siamo andati tutti a vedere la partita. St. Michael gioca in casa quindi ci sono un sacco di ragazzi della scuola. Le partite di basketball, come quelle di football, sono più un evento sociale in realtà. Si parla, si mangia e poi si guarda la partita. 
Appena arrivata in palestra, noto che ai lati ci sono dei cartelloni con le foto dei Seniors in scala quasi reale. I genitori hanno poi stampato delle foto delle proprio figlie e hanno costruito delle palette, che adesso sono un po' sparse per la casa. Prima dell'inizio della partita, c'è la presentazione di ogni Senior. Vengono chiamati, gli consegnano dei fiori e un pallone e poi vengono raggiunti al centro del campo dai genitori, dove ci sono due fotografi pronti a scattare qualche foto. Poi si inizia a giocare. La partita delle ragazze non è stata molto entusiasmante, gli avversari erano scarsi quindi abbiamo vinto facilmente. La partita dei ragazzi invece è stata intensa. Stavano per perdere, erano sotto di venti punti, poi però con il tifo delle tribune, delle cheerleader e del Dance Team, hanno recuperato. Erano pari, e agli ultimi 5 secondi, la squadra avversaria ha fatto canestro. Erano delusi e arrabbiati, si sono gettati per terra. Era la Senior Night, devi vincere. 
Dopo le partite, c'è stato il discorso dell'allenatrice e poi ogni giocatore ha detto qualcosa. C'era chi piangeva o stava per piangere. Ad ognuno poi, hanno consegnato dei piccoli regali, ci sono state le solite foto e finalmente abbiamo mangiato. La sera poi siamo andate a dormire a casa di Celia.

Rossella









domenica 3 febbraio 2013

Mardi Gras


                                                                     -"Sono pazzi gli americani, non è vero?                                                                          - Eh un po'..
- Aspetta, non hai ancora visto Mardi Gras"

Questa è più o meno una delle più tipiche conversazioni da quando sono qui. Finalmente questo benedetto Mardi Gras è arrivato. Mardi Gras (martedì grasso) sarebbe il carnevale, una cosa piuttosto importante qui in Louisiana, specialmente in New Orleans. Baton Rouge ospita otto parate, di cui due di sabato, una alle 14.00 e una alle 18.30.
Io e Stephanie partiamo verso le 11.00 per prendere il posto, inutile dire che Shelby e Amanda non sono pronte, passeranno due ore prima che ci raggiungano. Arriviamo, perlustriamo un po' la zona, e dopo essere riuscite a recuperare una mappa con il percorso della parata, piazziamo una coperta e ce ne andiamo da Subway. Subway è uno dei tanti fastfood americani. Ne hanno di tutti i tipi, e sono anche buoni a differenza del Mcdonald che la maggior parte degli americani ti dirà che non è il massimo, e detto da un americano. Subway è uno di questi e sostanzialmente ti puoi creare il tuo sandwich. Scegli il pane (hanno anche quello italiano) e tutti i condimenti, peperoni, salse e così via. Hai quindi la possibilità di mangiare qualcosa che non è proprio spazzatura, ed è buono. Nel mio per esempio ci ho messo insalata, pomodori e olive, se poi necessiti di mangiare un qualcosa di non proprio sano, puoi riempirlo di schifezze.
Ritorniamo alla coperta e proprio di fronte a noi ci sono delle ragazze che regalano omaggi per Jack In The Box. Mi hanno dato una sacca per le scarpe, una bandana, un braccialetto, degli occhiali da sole, un disco volante (non ho capito bene cosa sia) e un coupon, tutto gratis. Sarà più o meno l'una, decidiamo di spostare la macchina nel parcheggio di fronte, così ci possiamo sedere nel cassone del truck. Nel frattempo, Shelby, Amanda e Kaylee ci hanno raggiunte, portando le casse per la musica. Qui funziona così, è un po' come il tailgating, ognuno viene con la macchina (o con delle sedie), ci si piazza ai lati della strada e si fa festa. C'è chi ha il barbecue con le bistecche, chi è venuto con il camper e così via. Alle 14.00 inizia la parata, che sostanzialmente è una sfilata di ballerini, sbandieratori e musicisti. Non ci si traveste qui, a meno che non fai parte del carro. Non esistono coriandoli, ma "beads", che sono delle collane con i colori di Mardi Gras, viola, verde e oro. Devi urlare, attirare l'attenzione per fare in modo che te le lancino. A fine giornate ne avevo un sacco, di tutti i tipi. Alcuni lanciavano bicchieri, palloni da football, cappelli e peluches, ma non sono riuscita a prendere nessuno di questi.
Finita la parata, camminiamo verso il centro, la zona dei concerti. A suonare c'era un gruppo di cui non ricordo bene il nome, ma non erano male. Erano pieni di energia e simpatici, hanno anche suonato "The House of The Rising Sun". Abbiamo ballato per un po', in attesa della seconda parata. Verso le 18.30, a fine concerto, siamo ritornati alla macchina, non prima di aver scattato qualche foto al Mississipi, che è sempre bello al tramonto. Nel frattempo ci hanno raggiunto altri amici. La seconda parata è stata più bella della prima,  al buio è più spettacolare da vedere con tutti le luci. Ho ricevuto meno beads, nonostante saltavamo così tanto che il truck andava su e giù. A fine parata siamo andati tutti a mangiare da Lucy's, lo stesso ristorante dove avevamo mangiato in New Orleans e che abbiamo ritrovato anche qui. Mi sa che per adesso è il mio preferito.

Rossella
































 Ringrazio la coppia felice che si è prestata alla foto (a sua insaputa)