The adventures of an exchange student

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lunedì 13 maggio 2013

Ring Ceremony

Sono un malato terminale. 
I medici dicono non resisterò a lungo. Mi hanno dato due mesi, dopodiché Blackout, buio totale. Una delle due vite morirà, ne rimarrà solo il ricordo e qualche contatto su Facebook. Mi informano di possibili segni di rianimazione nei prossimi anni. Niente è sicuro.
Era ottobre quando a scuola c'è stata la presentazione dell'anello, che dovrebbe segnare il passaggio dal terzo all'ultimo anno e consacrarti come Senior. È una vera e propria cerimonia d'iniziazione. Sette mesi fa avevo scelto tutto, il colore, il materiale, le incisioni, e sapevo che sarebbe passato molto tempo prima del giorno della consegna. Ora invece la Ring Ceremony è arrivata e se n'è anche andata a dire il vero.
Come potete immaginare, qui è un qualcosa di importantissimo, il momento più importante di tutto il liceo. La cerimonia prevede una vera e propria processione da parte degli studenti, dalla hall fino alla palestra, dove poi ci aspettano i genitori. In questi casi, tutto deve filare liscio e infatti il giorno prima c'è stata l'esercitazione obbligatoria per provare le varie entrate. Ognuno doveva essere nel corretto ordine alfabetico, altrimenti c'era il rischio di ricevere l'anello di un altro. Gli insegnanti hanno controllato come minimo cinque volte e la mia classe è composta da duecento studenti, il che vuol dire che richiede molto tempo. In più tra i vari ritardatari, ci stavamo un po' annoiando. Qualcuno inizia a battere sugli armadietti, intonando "We Will Rock You", mentre qualcun altro comincia a cantare. Poi ci danno il segnale, possiamo andare. Si va in scena, Showtime!
Questo genere di cose sono estremamente lunghe. Oltre ai soliti discorsi da parte della preside, i Senior cedevano l'eredità a noi Junior attraverso la donazione figurativa di simboli appartenenti alla scuola. Poi il prete ha benedetto gli anelli. Fin qui, tutto abbastanza breve. La consegna è stata eterna. Immaginatevi duecento studenti che uno a uno salgono sul palco accompagnati dai genitori per ritirare la spilla e una scatola con il proprio anello, che non si poteva aprire prima che tutti quanti l'avessero ricevuto. E io ero tipo la quarta. Fatto sta che quando finalmente è arrivata la lettera "Z", ho pensato: ce l'abbiamo fatta! Il giorno stesso, il mio professore di religione mi aveva chiesto quale fosse il mio secondo nome e io gli avevo risposto che non ne avevo uno, cosa scandalosa qui in America. E quindi gli ho detto che gli americani mi hanno affibbiato Marie, perchè ho sempre voluto averlo come secondo nome. Alla cerimonia, quando è arrivato il momento di annunciare il mio nome, mi ha presentato come Rossella Marie Agostini e lì sono scoppiata a ridere. Non pensavo lo facesse sul serio.
Alla fine di tutto ciò, ci siamo alzati e tutti insieme abbiamo aperto la scatola, mentre i genitori attaccavano la spilla sulla giacca, che cosa elaborata. Per finire, hanno proiettato un video in cui mostravano una tua foto di quando eri piccolo e successivamente una recente. Il bello era indovinare, è stata una risata continua. 

Rossella 




























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